Libri recensiti
Film preferiti
La scelta è basata sulla funzione educativa, in particolare nei confronti di eventi storici importanti.
Fred Zinneman – Un uomo per tutte le stagioni
La storia di Tommaso Moro, cancelliere di Enrico VIII, che muore decapitato per non aver accettato le pretese del re sul divorzio da Caterina d’Aragona e la separazione dalla Chiesa cattolica romana. Il film mostra la elevata rettitudine professionale di San Tommaso Moro, unita alla sua coerenza verso la fede.
Roland Joffé – Urla del silenzio
La vera storia di un cambogiano che aiutò un giornalista americano a scappare dalla Cambogia all’inizio della rivoluzione Khmer, ma non riuscì a evitare di esserne coinvolto. Le atrocità del genocidio cambogiano sono narrate senza indugiare sulla brutalità, ma mostrandone il pieno effetto. Tre Oscar e il Premio Pulitzer per il giornalista.
François Truffaut – Fahrenheit 451
Come il libro e forse meglio del libro, mostra un mondo in cui la cultura è completamente controllata. È un grande invito a leggere libri, adatto a questa epoca in cui se ne leggono troppo pochi.
Terry George – Hotel Rwanda
Basato su una storia vera, racconta le vicende della strage organizzata dagli Hutu per eliminare la popolazione Tutsi dal Rwanda. Emerge l’inattività della comunità internazionale che ha lasciato morire centinaia di migliaia di persone senza intervenire.
Tate Taylor – The help
Una storia di cameriere di colore in famiglie di bianchi del Mississippi. Una giornalista bianca decide di raccontare le storie di quelle donne per mettere in luce le assurdità del razzismo.
Stanley Kubrick – 2001: Odissea nello spazio
Scritto insieme ad Arthur C. Clarke (leggi il mio articolo basato sulla mia conoscenza personale dello scrittore di fantascienza), racconta la missione nel sistema solare alla ricerca dell’intelligenza extraterrestre che ha lasciato un monolite sulla Luna.
Canzoni preferite
- Barry White – You are the first, the last, my everything
- Natalie Cole – This will be (An Everlasting Love)
- Gianni Morandi – Un mondo d’amore
- Dionne Warwick – I say a little prayer
- Whitney Houston – All at once
- Barbara Streisand – The way we were
- Harry Nilson – Without you
- Pino Donaggio – Io per amore
- Gino Paoli – Senza fine
- Gino Paoli – Il cielo in una stanza
- Equipe 84 – Io ho in mente te
- John Paul Young – Love is in the air
- Patrick Hernandez – Born to Be Alive
Citazioni preferite
If you are an optimist, you have a better chance of making a self-fulfilling prophecy. If you say this is a wonderful world and we can make it better, then there is a chance that people will listen to you and do what you say.
Arthur C. Clarke, 1982, citato in Arthur C. Clarke, The authorized biography, Neil McAleer, ISBN 0809237202, p. 294
I knew that if I failed I wouldn’t regret that, but I knew the one thing I might regret is not ever having tried.
Jeff Bezos, fondatore di Amazon.com, Intervista, 2001
Le cose più insensate del mondo diventano, a causa della dissennatezza degli uomini, le più ragionevoli. Cosa c’è di meno ragionevole che scegliere, per governare uno Stato, il primogenito di una regina? Non si sceglie per governare un vascello quello tra i passeggeri che appartiene alla miglior casata: questa norma sarebbe ridicola e ingiusta.
Pascal, Pensieri 296
La differenza è che io mi preoccupo di voi, gente. Io cucino con amore. Gli altri cucinano perché vogliono i vostri soldi.
Charlie Ayers, Chef di Google nel 2004. In: Vise, The Google story ISBN 0553383663, p. 195
Nemmeno con l’espressione del viso si deve mancare all’onore dovuto ai genitori… Quand’anche avrai sostentato tua madre, non compenserai mai i suoi dolori, mai compenserai gli strazi che ella ha patito per te; non compenserai gli atti d’amore con cui ti ha portato in grembo, non compenserai il nutrimento che ti ha dato, premendo soavemente le sue mammelle sulle tue labbra con tenerezza di affetto; non compenserai la fame che ha sopportato per te, quando non voleva mangiare nulla che ti potesse nuocere, né toccare nulla che le danneggiasse il latte. Per te essa ha digiunato, per te ha mangiato, per te ha rifiutato il cibo che pure desiderava, per te ha preso il cibo che non le piaceva, per te ha vegliato, per te ha pianto: e tu permetterai che essa viva nel bisogno? O figlio, che terribile giudizio vai a cercare, se non sostenti colei che ti ha partorito! Tu devi quello che hai a colei alla quale deve quello che sei.
Sant’Ambrogio, Esposizione del Vangelo secondo Luca, 8,74-75.
Si può portare un argomento non per dimostrare scientificamente un dato principio, ma soltanto per far vedere come siano legati intimamente al principio, posto (come assioma), gli effetti che ne derivano: così, p. es., in astronomia si ammettono gli eccentrici e gli epicicli perché, accettata questa ipotesi, si può dare ragione delle irregolarità che nel moto dei corpi celesti appaiono ai sensi: tuttavia questo argomento non è apodittico, perché forse (tali irregolarità) potrebbero spiegarsi anche ammettendo un’altra ipotesi.
Tommaso d’Aquino Summa Theologiae, I q 32 a 1 ad 2
Beatty: “Immagina tu stesso: l’uomo del diciannovesimo secolo coi suoi cavalli, i suoi cani, carri, carrozze, dal moto generale lento. Poi, nel ventesimo secolo, il moto si accelera notevolmente. I libri si fanno più brevi e sbrigativi. Riassunti. Scelte, Digesti. Giornali tutti titoli e notizie, le notizie praticamente riassunte nei titoli. Tutto viene ridotto a pastone, a trovata sensazionale, a finale esplosivo.”
“Finale esplosivo” e Mildred annuì, approvando.
“Le opere dei classici ridotte così da poter essere contenute in quindici minuti di programma radiofonico, poi riassunte ancora in modo da stare in una colonna a stampa, con un tempo di lettura non superiore ai due minuti; per ridursi alla fine a un riassuntino di non più di dieci, dodici righe di dizionario. Ma eran molti coloro presso i quali la conoscenza di Amleto (tu conosci certo questo titolo, Montag) si riduceva al “condensato” d’una patine in un volume che proclamava: Ora finalmente potrete leggere tutti i classici. Non siate inferiori al vostro collega d’ufficio! Capisci? Dalla nursery all’Università e da questa di nuovo alla nursery. Questo l’andamento intellettuale degli ultimi secoli. Basta seguire l’evoluzione della stampa popolare: Clic! Pic! Occhio, Bang! Ora, Bing! Là! Qua! Su! Giù! Guarda! Fuori! Sali! Scendi! Uffa! Clac! Cic! Eh? Pardon! Etcì! Uh! Grazie! Pim, Pum, Pam! Questo il tenore dei titoli. Sunti dei sunti. Selezioni dei sunti della somma delle somme. Fatti e problemi sociali? Una colonna, due frasi, un titolo. Poi, a mezz’aria, tutto svanisce. Il cervello umano rotea in ogni senso così rapidamente, sotto la spinta di editori, sfruttatori, radiospeculatori, che la forza centrifuga scaglia lontano e disperde tutto l’inutile pensiero, buono solo a farti perdere tempo”.
(pag. 65)
Beatty: “La durata degli studi si fa sempre più breve, la disciplina si allenta, filosofia, storia, filologia abbandonate, lingua e ortografia sempre più neglette, fino ad essere quasi del tutto ignorate. La vita diviene una cosa immediata, diretta, il posto è quello che conta, in ufficio o in fabbrica, il piacere si annida ovunque, dopo le ore lavorative”…. “Le riviste periodiche divennero un gradevole miscuglio di tapioca alla vaniglia. I libri, così i critici, quei maledetti snob, avevano proclamato, erano acqua sporca da sguatteri. Nessuna meraviglia che i libri non si vendessero più, dicevano i critici; ma il pubblico, che sapeva ciò che voleva, con una felice diversione, lasciò sopravvivere libri e periodici a fumetti. Oltre alla riviste erotiche a tre dimensioni, naturalmente. Ecco ci siamo, Montag, capisci? Non è stato il governo a decidere; non ci sono stati in origine editti, manifesti, censure, no! ma la tecnologia, lo sfruttamento delle masse e la pressione delle minoranze hanno raggiunto lo scopo, grazie a Dio!” (pag. 66)
Beatty: Clarisse McClennan?… La ragazzina? Era una bomba a orologeria. La famiglia costruiva sul suo subcosciente, ne sono certo, a giudicare dalla sua schedina scolastica. Non voleva sapere, per esempio, come una cosa fosse fatta, ma perché la si facesse. Cosa che può essere imbarazzante. Ci si domanda il perché di tante cose, ma guai a continuare: si rischia di condannarsi all’infelicità permanente. Per quella povera figliola è stato molto meglio essere morta … Se non vuoi un uomo infelice per motivi politici, non presentargli mai i due aspetti di un problema, o lo tormenterai; dagliene uno solo; meglio ancora, non proporgliene nessuno. Fa’ che dimentichi che esiste una cosa come la guerra. Se il Governo è inefficiente, appesantito dalla burocrazia e in preda a delirio fiscale, meglio tutto questo che non il fatto che il popolo abbia a lamentarsi. Pace, Montag. Offri al popolo gare che si possano vincere ricordando le parole di canzoni molto popolari, o il nome delle capitali dei vari Stati dell’Unione o la quantità di grano che lo Iowa ha prodotto l’anno passato. Riempi loro i crani di dati non combustibili, imbottiscili di “fatti” al punto che non si possano più muovere tanto son pieni, ma sicuri d’essere “veramente bene informati”. Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno. E saranno felici, perché fatti di questo genere sono sempre gli stessi. Non dar loro niente di scivoloso e ambiguo come la filosofia o la sociologia affinché possano pescare con questi ami fatti ch’è meglio restino dove si trovano. Con ami simili, pescheranno la malinconia e la tristezza. Chiunque possa far scomparire una parete TV e farla riapparire a volontà, e la maggioranza dei cittadini oggi può farlo, sarà sempre più felice di chiunque cerchi di regolo—calcolare, misurare e chiudere in equazioni l’Universo, il quale del resto non può esserlo se non dando all’uomo la sensazione della sua piccolezza e della sua bestialità e un’immensa malinconia. Lo so, perché ho tentato anch’io; ma al diavolo cose del genere. Per cui, attàccati ai tuoi circoli sportivi e alle tue gite, ai tuoi acrobati e ai tuoi maghi, ai tuoi rompicolli, autoreattori, motoelicotteri, donne ed eroina, e a ogni altra cosa che abbia a che fare coi riflessi condizionati.” (pag. 72)
“Taglio cesareo o no, i figli sono una vera e propria disgrazia, e tu devi essere impazzita a ragionare come ragioni” disse la signora Phelps.
“Li tengo a scuola nove giorni su dieci e devo combattere con loro soltanto tre giorni al mese, quando vengono a casa; non è poi il disastro che dici tu. Li sbatto in salotto e giro la manopola delle pareti. È come lavare dei vestiti in lavatrice: riempi la vasca di roba da lavare e chiude ben bene il coperchio”. La signora Bowles ridacchiò: “Credo che preferirebbero prendermi a calci che baciarmi: come se non sapessi rispondere a una pedata con un calcio!”. (pag. 114)
Ray Bradbury, Fahrenheit 451, ISBN 8804487712
Servo fedele non è tanto chi bada a sentirsi dire da te ciò che vorrebbe, ma piuttosto chi si sforza di volere quello che da te si è sentito dire.
Agostino, Confessioni XXIV
Vi ha certamente del grandioso in queste considerazioni sulla vita e sulle varie facoltà di essa, che furono in origine impresse dal Creatore in poche forme od anche in una sola; e nel pensare che, mentre il nostro pianeta si aggirò nella sua orbita, obbedendo alla legge immutabile della gravità, si svilupparono da un principio tanto semplice, e si sviluppano ancora infinite forme, vieppiù belle e meravigliose.
Darwin, L’origine delle specie (in fine)
Ma io sono tra quelle persone che non sono fatte per la vita in internato. A casa avevo vissuto e studiato in grande libertà, così come volevo, construendomi un mio mondo infantile. Ora, trovarmi costretto in una sala di studio con circa sessanta altri ragazzi, era per me una tortura, in cui mi sembrava quasi impossibile mettermi a studiare, cosa che, in precedenza, mi era sempre risultatata così facile.
Joseph Ratzinger, La mia vita
L’origine dei vostri DOVERI sta in Dio. La definizione dei vostri DOVERI sta nella sua Legge. La scoperta progressiva e l’applicazione della sua Legge appartengono all’Umanità […]
Lasciate ch’altri tenti persuadervi la rassegnazione passiva, l’indifferenza alle cose terrene, la sommissione ad ogni potere temporale anche ingiusto, replicandovi, male intesa, quell’altra parola: “Rendete a Cesare ciò ch’è il Cesare e ciò ch’è di Dio a Dio”.
Possono dirvi cosa che non sia di Dio? Nulla è di Cesare se non quanto è conforme alla Legge Divina. Cesare, ossia il potere temporale, il governo civile non è che il mandatario, l’esecutore, quanto le sue forze e i tempi concedono, del disegno di Dio: dove tradisce il mandato, è vostro, non diremo diritto, ma dovere mutarlo. A che siete quaggiù, se non per affaticarvi a sviluppare coi vostri mezzi e nella vostra sfera il concetto di Dio? A che professare di credere nell’unità del genere umano, conseguenza inevitabile dell’Unità di Dio, se non lavorate a vivificarla combattendo le divisioni arbitrarie, le inimicizie che separano tuttavia le diverse tribù formanti l’Umanità? A che credere nella Libertà umana, base della umana responsabilità, se non ci adoperiamo a distruggere tutti gli ostacoli che impediscono la prima e viziano la seconda? A che parlare di Fratellanza, pur concedendo che i nostri fratelli siano ogni dì conculcati, avvinti, sprezzati? La terra è la nostra lavoreria: non bisogna maledirla; bisogna santificarla. Le forze materiali che ci troviamo d’intorno sono i nostri strumenti di lavoro; non bisogna ripudiarli, bisogna costantemente, ardentemente dirigerli al bene.
Ma questo, voi, senza Dio, non potete.
Giuseppe Mazzini, Dei doveri dell’uomo, 1860
Dovete prepararvi al meraviglioso impegno del matrimonio e della fondazione della famiglia – l’unione più importante della comunità cristiana. Come giovani cristiani dovete prepararvi accuratamente a diventare dei buoni sposi e dei buoni genitori con le vostre famiglie. Per la preparazione al matrimonio è essenziale la vostra vocazione alla castità. So che i giovani rifiutano l’ipocrisia. Voi volete essere onesti con voi stessi e con gli altri. Una persona casta è onesta. Quando Dio ci ha creato ci ha dato più di un modo per “parlare” tra noi. Oltre ad esprimerci attraverso le parole, ci esprimiamo anche attraverso i nostri corpi. I gesti sono come delle “parole” che rivelano ciò che siamo. Gli atti sessuali sono come delle “parole” che rivelano i nostri cuori. Il Signore vuole che usiamo la nostra sessualità secondo il suo progetto. Egli si aspetta che noi “parliamo” dicendo la verità. L’onesto “linguaggio” sessuale esige un impegno alla fedeltà che duri tutta la vita. Dare il vostro corpo ad un’altra persona significa donare tutti voi stessi a quella persona. Tuttavia se non siete sposati, ammettete di poter cambiare idea in futuro. La donazione totale quindi sarebbe assente. Senza il legame del matrimonio, i rapporti sessuali sono mendaci, e per i cristiani matrimonio significa matrimonio sacramentale.
Giovanni Paolo II, nell’incontro con le nuove generazioni nello stadio Nakivubo di Kampala (Uganda), 1993-02-06
Fairy tales, then, are not responsible for producing in children fear, or any of the shapes of fear; fairy tales do not give the child the idea of the evil or the ugly; that is in the child already, because it is in the world already. Fairy tales do not give the child his first idea of bogey. What fairy tales give the child is his first clear idea of the possible defeat of bogey. The baby has known the dragon intimately ever since he had an imagination. What the fairy tale provides for him is a St. George to kill the dragon.
G. Chesterton, “The Red Angel,” in Tremendous Trifles
Come l‘uomo ha bisogno del riposo fisico per ritemprare il corpo, il quale non può lavorare di continuo per la limitazione delle sue energie, così ne ha bisogno anche dalla parte dell‘anima, le cui forze sono adeguate solo per determinate attività. Perciò quando l‘anima si occupa oltre misura in qualche lavoro, sente lo sforzo e la fatica: specialmente perché nelle attività dell‘anima collabora anche il corpo, dato che anche l‘anima intellettiva si serve di facoltà che agiscono mediante organi corporei. Ora, i beni connaturali all‘uomo sono quelli sensibili. E così quando l‘anima, occupata in attività di ordine razionale, sia in campo pratico che speculativo, si eleva al disopra delle realtà sensibili, sente una certa fatica. Soprattutto però se attende all‘attività contemplativa, perché allora si eleva maggiormente sui sensi; sebbene forse la fatica del corpo in certe attività della ragione pratica sia maggiore. Tuttavia, sia nel primo che nel secondo caso, tanto più uno si affatica nell‘anima quanto più grande è l‘impegno col quale attende alla sua attività razionale. Ora, come la fatica fisica si smaltisce con il riposo del corpo, così la fatica dell‘anima deve smaltirsi con il riposo dell‘anima. Ma il riposo dell‘anima è il piacere, come si è detto sopra [I-II, q. 25, a. 2; q. 31, a. 1, ad 2] nel trattato sulle passioni. Quindi per lenire la fatica dell‘anima bisogna ricorrere a un piacere, interrompendo la fatica delle occupazioni di ordine razionale. Come in Cassiano [Coll. 24, 21] si legge che S. Giovanni Evangelista, essendosi alcuni scandalizzati per averlo trovato mentre giocava con i suoi discepoli, comandò a uno di loro, che aveva un arco, di lanciare una freccia. E avendo costui fatto questo più volte, gli domandò se poteva ripetere di continuo quel gesto. L‘arciere rispose che in tal caso l‘arco si sarebbe spezzato. E allora S. Giovanni replicò che anche l‘animo si spezzerebbe se non gli fosse mai concesso un po‘ di riposo.
San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae II-II, 168
Secondo taluni, il digitale promette ora di congiungere (o di ricongiungere, se si crede in qualche mitico tempo antico) sovranità e governance per offrire un nuovo tipo di democratica agorà digitale, che potrebbe infine rendere possibile il costante coinvolgimento diretto di ogni cittadino interessato. È la stessa promessa formulata dallo strumento referendario (soprattutto se vincolante, invece che consultivo). In entrambi i casi, agli elettori viene chiesto direttamente cosa si dovrebbe fare. Il solo compito lasciato alla classe politica, amministrativa e tecnica sarebbe di attuare la decisione popolare. I politici sarebbero funzionari delegati (e non rappresentanti) in un senso molto letterale. Eppure questo è un errore, perché la democrazia indiretta è sempre stata il vero progetto da realizzare. La disgiunzione è una caratteristica e non un difetto, per dirlo in modo esplicito. E ciò perché un regime democratico è prima di tutto caratterizzato non da talune procedure o da alcuni valori (elementi da cui pure è caratterizzato), ma da una chiara e netta separazione – cioè disgiunzione – tra coloro a cui appartiene il potere politico (sovranità) che delegano legittimamente con il voto (di tutti i cittadini che vi hanno diritto) e coloro a cui è affidato questo potere politico (governance) che esercitano in forza di tale mandato, governando in modo trasparente e responsabile, fintanto che vi sono legittimamente autorizzati. Per dirlo in termini più chiari, un regime democratico non è semplicemente un modo di esercitare e gestire il potere in base a determinate procedure e/o conformemente a determinati valori, ma prima di tutto un modo di strutturarlo: chi detiene il potere non lo esercita ma lo affida a chi lo esercita ma non lo detiene. La commistione tra queste due parti conduce a instabili forme di dittatura o di dominio delle masse. In tal sen so la democrazia rappresentativa non è un compromesso ma in realtà la migliore forma di democrazia. Usare il digitale per congiungere (o, più miticamente, ricongiungere) sovranità e governance sarebbe un errore che si paga a caro prezzo.
Luciano Floridi, Etica dell’intelligenza artificiale